- 1 Deumidificatori vs condizionatori: quale consuma di più?
- 2 Quanto consuma con precisione un deumidificatore?
- 3 Consigli per tenere sott'occhio i costi
Il caldo estivo può essere davvero intenso e l’umidità che aumenta rende le cose ancora più fastidiose. Infatti, ci fa percepire le temperature ancora più alte di quelle reali con conseguente aumento della sudorazione e dei problemi legati alla respirazione. In certi casi poi, possono presentarsi muffe e infiltrazioni alle pareti, davvero difficili da eliminare e dannose per la salute delle persone. Una buona soluzione è l’utilizzo di un deumidificatore, che, catturando le particelle d’acqua presenti nell’area, rende l’ambiente più secco e di conseguenza abbassa le temperature nelle abitazioni di due/tre gradi.
Questo migliora il benessere e la vivibilità degli ambienti e previene la comparsa di muffe e batteri, che altrimenti possono prolificare e disperdersi nell’aria. Questi elettrodomestici, dunque sono dei grandi alleati, soprattutto nelle stagioni più calde, ma ovviamente un utilizzo non corretto può incidere sulla bolletta elettrica, e se non prestiamo attenzione all’acquisto, i conti potrebbero essere salati. Vediamo dunque come utilizzare al meglio un deumidificatore domestico e limitare il consumo, massimizzando i risultati
Deumidificatori vs condizionatori: quale consuma di più?
Se possediamo un condizionatore, allora possiamo decidere di utilizzarlo in funzione deumidificatore. Il sollievo dal caldo sarà quasi immediato, perché, oltre a drenare l’acqua contenuta nell’ambiente, la funzione deumidificatore dei condizionatori spesso prevede anche l’inserimento di aria fredda a cicli regolari.
Indubbiamente il benessere percepito, in questo caso, è massimo, ma anche i costi in bolletta aumenteranno, perché, in generale i condizionatori, anche a funzione deumidificatore, consumano maggior energia rispetto a un semplice elettrodomestico di piccole dimensioni, che può consumare, al massimo tra le 300 alle 350 W. Inoltre, il condizionatore domestico deve essere utilizzato in modo continuativo durante la giornata, per non vanificare gli effetti positivi. Il deumidificatore, invece, può tranquillamente essere regolato a seconda degli orari di caldo più intensi e si blocca appena raggiunto il livello di umidità che avrete precedentemente impostato come desiderata. La maggior parte degli elettrodomestici in commercio, infatti, è dotato di sistema autobloccante che permettono di essere spenti/accesi solo quando necessario, facendoci risparmiare un bel pò sul conto dell’energia elettrica.
Quanto consuma con precisione un deumidificatore?
Per sapere quanto consuma il nostro deumidificatore domestico, potrebbe essere una buona idea procurarsi un wattmetro, ovvero quel piccolo strumento che ci permette di calcolare l’elettricità emessa, inserendolo in una presa. Basterà, dunque, collegarlo ad un deumidificatore e verificare la potenza consumata in un lasso di tempo determinato.
Per sapere il consumo totale in ore, moltiplicate il numero ottenuto con il tempo di accensione. Se poi è il prezzo in euro che volete conoscere cercate in bolletta il costo al consumo in kw ore offerto dal vostro gestore di elettricità. Con un semplice calcolo non avrete cattive sorprese in bolletta. In generale, un piccolo deumidificatore portatile ha una potenza di 350 W , quindi se viene usato per 2 ore al giorno, avrete un consumo di 0,6 KWh! Facile no?
Consigli per tenere sott’occhio i costi
Un deumidificatore domestico portatile consuma, in genere, esattamente quanto gli altri elettrodomestici casalinghi. Per essere più tranquilli, verificate di comprare sempre un apparecchio A+++ , di ultima generazione. In questo modo saprete che è stato fabbricato con criteri che rispettano l’efficienza energetica. Per fare in modo di massimizzare i consumi, poi, si possono mettere in pratica alcuni piccoli stratagemmi.
Prima di tutto, appena acquistato il deumidificatore, lasciatelo accesso almeno 24h, in questo modo la vostra stanza subirà una specie di terapia d’urto e , alle successive accensioni, non servirà tenere acceso il deumidificatore più di 3-4 ore, perché l’aria sarà già abbastanza secca. Viene da se, infatti, che meno ore di accensione corrispondono a maggiore risparmio sulla elettricità.
Un altro piccolo accorgimento che potete mettere in pratica è quello di limitare il numero di piante in eccesso presenti nelle vostre abitazioni. Già, perché anche piante e fiori tendono a produrre molta umidità: un po’ per i residui di acqua successivi all’innaffiatura, un po’ proprio a causa del processo di fotosintesi che fa evaporare l’acqua presente nelle piante. Questo però non accade in tutte le specie, quindi se avete il pollice verde e proprio non potete rinunciare al vostro giardino indoor, preferite piante come ficus o azalee, che invece, hanno proprietà drenanti dell’aria e antismog.
Areare la casa spesso, poi, può essere d’aiuto facendo uscire il vapore acqueo presente in casa. Questo vale a maggior ragione, dopo la doccia o appena finito di cucinare. L’accumulo di vapore acqueo, infatti, può sedimentarsi nelle parti più fredde della casa, e generare batteri che poi si trasformeranno in fastidiose muffe, che oltre ad essere molto difficili da debellare, sono anche causa di numerose malattie respiratorie.
A tal proposito, è bene ricordare che molti deumidificatori possiedono, oggi, dei filtri che hanno lo scopo di eliminare le impurità presente negli ambienti che viviamo. Pollini, polveri sottili e acari vengono trattenuti dai filtri e non vengono così dispersi nuovamente nell’aria. Questo è un grande aiuto per i soggetti allergici o per i componenti della famiglia più vulnerabili come bambini e anziani.