La scelta tra le due opzioni dipende sostanzialmente dalla cifra di cui si dispone, perché è l’aspetto economico che differenzia i deumidificatori a serbatoio da quelli a scarico continuo.
Per eliminare l’acqua in eccesso, infatti, i modelli di prezzo più modico possiedono, a tale scopo, solo un serbatoio, che va svuotato una volta pieno. I modelli di maggiori dimensioni e più costosi, invece, consentono di collegare l’unità ad uno scarico che si libera dell’acqua in continuazione.
Bisogna fare riferimento alla capacità di lavoro del deumidificatore, espressa anche come capacità di deumidificazione. Essa si estrinseca in termini di litri d’acqua estraibili nell’unità di tempo (ora o giorni): maggiore sarà questo valore, maggiore sarà la capacità dell’apparecchio di far fronte ad elevati tassi di umidità ambientale.
Ambienti caratterizzati da parecchia umidità richiederanno l’intervento di dispositivi di deumidificazione ad alta capacità, intorno ai 20-30L al giorno; ovviamente, detti dispositivi avranno un costo maggiore rispetto alla media, derivante dalla maggiore potenza ed efficienza che li contraddistingue.
Strettamente connessa alla capacità di lavoro (o di deumidificazione) del deumidificatore è la dimensione dell’ambiente per cui il deumidificatore è adatto: espresso per lo più in metri quadrati, è un valore che misura l’ampiezza dell’ambiente su cui l’apparecchio può lavorare, eliminando l’umidità in modo efficace e percepibile. Maggiore è la potenza del deumidificatore, maggiore sarà la metratura che esso è in grado di coprire.
Un’esatta corrispondenza tra spazio da deumidificare e capacità di lavoro dell’apparecchio è fondamentale, perché garantisce il raggiungimento degli obiettivi prefissati relativamente alla riduzione dell’umidità ambientale, e contiene i consumi entro i margini strettamente necessari.
La pulizia dei filtri è di importanza primaria per un corretto funzionamento del deumidificatore, in quanto un filtro sporco ed intasato causa una minore circolazione dell’aria, facendo quindi diminuire l’efficienza e la qualità della funzione purificatrice dell’apparecchio. L’operazione va eseguita una volta alla settimana ed è quanto mai agevole.
Dopo aver rimosso il filtro, tirandolo, di solito, verso l’esterno, va eliminata dallo stesso la polvere, servendosi di un aspirapolvere. In presenza di residui, è possibile effettuare un lavaggio con acqua tiepida, mai calda, e pochissimo sapone: l’ideale sarebbe adoperare l’aceto bianco, ecologico, dalla forte efficacia pulente, sbiancante ed igienizzante, che non reca danno alle superfici trattate. Prima di ricollocare il filtro nell’apparecchio, bisognerà accertarsi che sia completamente asciutto.
Un filtro consumato o rotto va prontamente sostituito con uno nuovo, poiché oltre a consumare una maggiore quantità di corrente, non purifica l’aria come dovrebbe, pregiudicando la funzionalità del deumidificatore. È possibile reperire i filtri di ricambio presso i rivenditori specializzati ed anche online, usufruendo spesso, in questo secondo caso, di particolari sconti e vantaggiose offerte speciali.
Il serbatoio di un deumidificatore va svuotato ogni qual volta lo si trova carico di acqua di condensa, ed in ogni caso, almeno una volta al giorno. In caso contrario, infatti, l’apparecchio smetterebbe automaticamente di funzionare. Se il modello non è auto-drenante, collegato cioè ad un sistema di drenaggio che svuota il recipiente pieno d’acqua, detta operazione va effettuata manualmente.
Svuotare il serbatoio di un deumidificatore rientra nella pulizia del serbatoio stesso, pulizia che prevede il lavaggio con acqua tiepida e sapone, o, in caso di calcare, con acqua ed aceto (un ottimo decalcificante naturale). Si suggerisce di evitare l’uso di sostanze aggressive e di spugne abrasive, o di benzina, alcool e solventi, perché si rovinerebbe in maniera irrimediabile la vernice che riveste l’esterno dell’apparecchio.
Durante la stagione invernale, con l’utilizzo dell’impianto di riscaldamento, il tasso di umidità tende a scendere sotto la soglia del 40%, laddove invece dovrebbe essere compreso tra il 40% ed il 65%. Ciò provoca quel fastidioso fenomeno dell’aria secca, che può aggravare i problemi respiratori di chi soffre di raffreddori o allergie, oltre a favorire l’invecchiamento e la formazione di rughe.
Per far fronte a questo problema si utilizzano gli umidificatori, dispositivi capaci di aumentare artificialmente l’umidità dell’aria: essi si rivelano particolarmente utili nelle camere da letto, specie in quelle dei bambini o degli anziani, il cui sistema respiratorio è oggettivamente più delicato e sensibile di quello degli adulti.
Gli ionizzatori, invece, sono strumenti in grado di migliorare la qualità dell’aria: essi emettono ioni negativi, che combinandosi alle particelle di polvere, pollini, fumo (solitamente cariche positivamente), danno vita a composti che vanno a depositarsi sulle superfici, anziché muoversi nell’aria.
Ionizzatori ed umidificatori sono perciò apparecchi diversi, poiché i primi purificano l’aria, mentre i secondi diffondono nell’ambiente vapore acqueo, aumentando l’umidità dell’aria. In commercio esistono però strumenti che svolgono entrambe le funzioni: gli umidificatori ionizzatori. Perfetti per ambienti secchi e camerette con poca umidità, sia nella stagione estiva che in quella invernale, sono apparecchi che rendono sani gli spazi in cui si vive ogni giorno: lo ionizzatore, emettendo ioni negativi che intercettano quelli positivi, purifica l’ambiente, mentre l’umidificatore arreca sollievo alle vie respiratorie.
Gli umidificatori ionizzatori sono ideali nella camera del bambino, ma anche in quella degli adulti; assai silenziosi, emettono vapore naturale al 100%, e possono essere forniti di pulsantiera digitale con cui impostare il timer di funzionamento. Alcuni di questi apparecchi, inoltre, collocati nella stanza, possono essere adoperati anche come lampada notturna.
Al momento dell’acquisto di un deumidificatore, il fattore “tipologia” è di importanza fondamentale, in quanto indica i risultati che è possibile ottenere da questo dispositivo, specie in relazione alla metratura dell’ambiente ed alla quantità di umidità da esso eliminata.
I deumidificatori elettrici sono di gran lunga più efficaci di quelli a sali, poiché, sfruttando la corrente elettrica per poter funzionare, sono in grado di fornire prestazione maggiori; la loro durata, inoltre, è potenzialmente illimitata, il che rende un acquisto di un apparecchio di tal genere un investimento a lungo termine.
Disponibili in commercio in tanti modelli, i deumidificatori appartenenti a questa tipologia si differenziano tra loro per costi, funzioni, proprietà e consumi, ragion per cui, prima di effettuare la propria scelta, è opportuno riflettere su quelle che sono le reali esigenze. Bisogna innanzitutto valutare la capacità di deumidificazione, ma anche i decibel, poiché da essi dipende la rumorosità dell’apparecchio: la media è generalmente di 40-45 decibel, suono tollerabilissimo. Ed ancora, un punto a cui prestare attenzione è quello relativo al gas refrigerante, che di solito è l’R134a, dunque di tipo ecologico; tuttavia è bene accertarsene prima di acquistare il prodotto. Detto questo, per un piccolo ambiente, sarà sufficiente un modello di deumidificatore elettrico più semplice, mentre invece se è necessario deumidificare un magazzino, ad esempio, occorrerà un apparecchio più professionale.
I deumidificatori non elettrici, o a sali, sono del tutto indipendenti da fonti energetiche, poiché adoperano i principi chimico-fisici dei materiali che li costituiscono, mediante i quali trattengono l’acqua ambientale. Presenti in forme diverse – scatole dall’aspetto di parallelepipedi o cubi, oppure sacchetti o cuscinetti – contengono al loro interno sali, alcuni minerali, ed una miscela di altri elementi argillosi, in grado di attirare e trattenere l’acqua e dunque di deumidificare l’aria. Economici e silenziosi, rispetto ai deumidificatori elettrici, quelli a sali sono adatti solo per piccoli ambienti, di circa 10-12 metri quadri, come un bagno o un ripostiglio. Hanno inoltre un’autonomia limitata, di circa 2-3 mesi, dal momento che vanno sostituiti nel momento in cui non riescono più a trattenere l’acqua.
La scelta, tra le due diverse tipologie di deumidificatori, è quindi strettamente connessa alle personali esigenze dell’utente ed all’utilizzo al quale detti strumenti sono destinati.
Sì, è possibile combattere l’umidità in casa senza ricorrere all’elettricità. Come? Di seguito alcune idee “creative” sufficienti a migliorare la qualità dell’ambiente in cui si vive.
- Sale grosso e bottiglia di plastica. È davvero semplice realizzare questo deumidificatore artigianale: basta infatti prendere una bottiglia di plastica, dividerla in due parti, ed asciugare con cura la base. Vanno poi versati 150 gr di sale grosso all’interno della bottiglia, sufficienti per deumidificare una stanza di 5m per 5.
- Sacchetto di organza e vaschetta di plastica. In questo caso si prende una vaschetta di plastica con coperchio e si bucherella quest’ultimo; si riempie poi con del sale grosso un sacchetto di organza da collocare sul coperchio della predetta vaschetta. Nel momento in cui il sale assorbirà l’acqua, questa, in virtù della forza di gravità, attraverserà i fori del coperchio raccogliendosi sul fondo della vaschetta. Per la realizzazione di questo deumidificatore fai da te, 100gr di sale grosso sono sufficienti per deumidificare un ambiente di 4m per 4.
- Scolapasta e ciotola. Si prende uno scolapasta e lo si appoggia su una terrina che lo contenga. Si copre poi il predetto scolapasta con un telo da cucina leggero, sul quale andranno versati 100-150gr di sale grosso, in base alle dimensioni dell’ambiente: l’acqua assorbita dal sale finirà all’interno della ciotola passando attraverso i buchi dello scolapasta. Analogo procedimento può essere effettuato servendosi di un sacchetto di organza.
- Lampade di sale. Deumidificatori naturali al cui interno è presente il sale dell’Hymalaia (sale dal caratteristico colore rosato), rappresentano un’altra soluzione da tenere presente se il locale dove si desidera collocare il deumidificatore non ha la corrente: il sale all’interno delle lampade, infatti, assorbirà l’umidità in modo naturale. Le più ricercate hanno forma piramidale ed emettono una luce di colore arancione, e, quanto al prezzo, vanno dai 20 ai 60 Euro, in base alla grandezza. Perché non danneggino i mobili, le lampade di sale non vanno appoggiate direttamente sugli stessi, ma su un supporto, preferibilmente in legno, in alcuni casi incluso nell’acquisto.
Con l’arrivo della bella stagione, si risveglia in tanti il desiderio di “rispolverare” barche e caravan per ritagliarsi qualche giorno di pieno relax. Oltre ai classici controlli che si è soliti effettuare prima della partenza, però, è importante monitorare la qualità dell’aria durante il viaggio, per eliminare non solo l’umidità prodottasi durante l’inverno, ma anche quella provocata dalle attività quotidiane all’interno del veicolo: una volta condensata, l’umidità impregna infatti l’intero ambiente generando muffa, sia essa visibile o meno, e cattivi odori.
Un aiuto in tal senso viene dall’utilizzo del deumidificatore, ma prima di procedere all’acquisto è opportuno tenere in considerazione una serie di fattori funzionali allo spazio a propria diposizione. I migliori modelli, al riguardo, sono quelli che offrono il top delle prestazioni pur in presenza di una minore capienza del serbatoio, ma anche la maggiore praticità, essendo destinati a spazi ridotti. L’intensità e la potenza, così come la velocità di assorbimento di un’elevata quantità d’acqua, rappresentano il più importante parametro valutativo.
A parte i sali – ideali per i piccoli ambienti – ma non bastevoli ad esempio per barche di un determinata dimensione – la migliore riposta alla deumidificazione per barche e caravan è data dai deumidificatori elettrici. Ne esistono di due tipi: deumidificatori essiccativi o passivi e deumidificatori meccanico-refrigerativi. I primi realizzano la deumidificazione dell’aria mediante l’utilizzo di materiale essiccante, generalmente il gel di silice. L’aria viene aspirata da una ventola e passa attraverso il circuito, entrando in contatto con i materiali essiccanti; questi ultimi reagendo chimicamente tolgono l’umidità dall’aria, che è poi rimessa in circolo. I deumidificatori essiccativi o passivi sono più efficienti a basse temperature e in ambienti con bassi valori di umidità.
I deumidificatori meccanico-refrigerativi rappresentano i modelli più comuni sul mercato, e sono consigliati in presenza di temperature molto alte ed in condizioni di elevata umidità.
In questo tipo di apparecchi l’aria, aspirata dalla ventola, attraversa un circuito di raffreddamento; a contatto con l’aria fredda si produce la condensa, che viene raccolta nel serbatoio del deumidificatore. L’aria deumidificata viene poi reimmessa nell’ambiente.
Prima di procedere all’acquisto di un deumidificatore per grandi ambienti, è necessario considerare una serie di fattori, essenziali ai fini di una scelta attenta e soprattutto utile a quelle che sono le proprie esigenze. In primo luogo occorre controllare il livello di potenza dell’apparecchio in oggetto, per potersi rendere conto della quantità di umidità che è in grado di assorbire durante la giornata, in base a tempi ben definiti.
Va da sé che un livello di umidità regolabile ad intervalli attraverso una serie di impostazioni, è indice di un modello di deumidificatore dalle alte prestazioni, perfetto per coloro i quali hanno bisogno di un dispositivo adattabile alle diverse circostanze di volta in volta. Un timer regolabile ad intervalli di 1 h fino a 24 h, così come uno di accensione in modalità stand-by/timer di spegnimento, ed una modalità power per un’asciugatura rapida, sono tutte caratteristiche di un apparecchio innovativo e tecnologicamente avanzato.
Un altro fattore di cui tenere conto al momento della scelta di un deumidificatore per grandi ambienti riguarda la sua maneggevolezza e praticità, e ciò in considerazione dello spostamento dello stesso da un ambiente all’altro della casa o degli edifici. I migliori modelli, in merito, sono quelli forniti di una comoda maniglia, che agevola appunto i predetti spostamenti.
Per la deumidificazione di ambienti molto umidi, la prima cosa da fare è adoperare un igrometro – acquistabile presso qualsiasi negozio di vendita al dettaglio specializzato in oggetti per la casa – che fornirà la percentuale di umidità presente in un specifico ambiente o in una determinata area.
Se l’ambiente è estremamente bagnato e contiene acqua stagnante o pozzanghere d’acqua, l’umidità sarà compresa tra il 90% e il 100%, e l’ambiente sarà ritenuto “estremamente bagnato”. In tal caso va acquistato un deumidificatore che riesca ad estrarre 7,5 litri di acqua in 46,5 metri quadrati. Vanno aggiunti 3,3 litri ogni 46,5 metri quadrati extra.
Se l’ambiente ha un cattivo odore e contiene muffa, perdite e macchie d’acqua, il livello di umidità sarà compreso tra 80% e 90%, e l’ambiente sarà classificato come “bagnato”. In questo caso va adoperato un apparecchio in grado di estrarre 6,6 litri d’acqua in 46,5 metri quadrati. Vanno aggiunti 2,8 litri ogni 46,5 metri.
Se si percepisce molta umidità nell’ambiente e si può sentire l’odore di muffa, il livello di umidità sarà compreso tra 70% e 80% e sarà valutato come “molto umido”. Sarà possibile (ma anche no) vedere macchie d’acqua sui muri e sul pavimento. In tal caso va scelto un deumidificatore che possa estrarre 5,5 litri di acqua in 46,5 metri quadrati. Per 46,5 litri extra, vanno aggiunti 2,3 litri.
Se l’ambiente puzza solo di muffa o di umido, l’umidità relativa sarà compresa tra 60% e 70% e sarà ritenuto “moderatamente umido”. Ciò di cui si avrà bisogno sarà un apparecchio in grado di estrarre 4 litri e mezzo d’acqua in 46,45 metri quadrati. Ogni 46,45 metri, vanno aggiunti 1,89 litri.
Apparecchio estremamente utile, il deumidificatore riduce l’umidità presente in casa, portandola a un livello ottimale, di solito compreso tra il 40 e il 50%. Proprio alla luce di questa indiscutibile utilità, è di primaria importanza conoscere quanto consuma, al fine di ottimizzarne l’utilizzo. Considerando, non da ultimo, che viene adoperato per cicli di funzionamento più o meno prolungati, restando in casi estremi anche sempre attivo.
Va premesso che detto dispositivo possiede una potenza relativamente moderata, variando generalmente da un minimo di 100 W (per i modelli di piccole dimensioni ed economici, indicati per spazi ridotti) sino ad un massimo di 600 W (per i modelli più innovativi e dal costo maggiore, progettati per grandi ambienti). Il funzionamento, inoltre, avviene in modo continuo solo nella prima fase di deumidificazione – per portare alla percentuale desiderata il livello di umidità – procedendo poi “a intermittenza”, nel senso che l’assorbimento energetico si verifica ad intervalli più o meno regolari. Per tal motivo il consumo complessivo del deumidificatore è legato alla reale sommatoria dei cicli di funzionamento effettivo, e non alla sua durata di servizio.
Ma come conoscere, precisamente, i consumi di un deumidificatore? Ciò che occorre è un wattmetro, strumento di dimensioni assai piccole da introdurre in una presa elettrica; collegandolo al deumidificatore si potrà avere non solo la potenza istantanea, ma anche i kWh assorbiti nel periodo di tempo da considerare. È altresì possibile calcolare la spesa associata a quei consumi, inserendo semplicemente il dato relativo al costo per kWh dell’elettricità presente in bolletta. Se invece, per stimare i consumi di un deumidificatore, non si vuole adoperare l’apposito strumento, si può considerare che l’unità principale per il calcolo dei consumi è, come poc’anzi indicato, il kWh, che corrisponde circa a poco più di tre ore di lavoro di un deumidificatore con una potenza di 300 W. Infatti, 300 W per 3 ore corrispondono a 0,9 kWh. Non va poi trascurato, in merito, che in commercio sono disponibili modelli portatili di deumidificatore, che ne consentono un agevole spostamento da una stanza all’altra della casa in relazione alle esigenze del momento.
Una volta illustrati i consumi dell’apparecchio in oggetto, alcuni piccoli consigli aiuteranno a non ricevere una bolletta non troppo cara. Innanzitutto, il primo passo è quello di valutare con molta cura l’apparecchio da acquistare, tenendo conto non solo delle caratteristiche tecniche ed energetiche, ma anche e soprattutto di ciò che maggiormente assicuri il fresco in casa. È importante scegliere un apparecchio di classe non inferiore alla A: maggiore sarà la classe, maggiori saranno sì i costi, ma maggiori saranno i risparmi.
Anche il posizionamento dell’unità esterna è un fattore da valutare ai fini di una riduzione dei consumi. Per un consumo ottimale del deumidificatore, al riguardo, sarebbe opportuno collocare l’unità esterna in un ambiente fresco ed ombreggiato, e proteggere i vetri dal sole: ciò allo scopo di impedire che la temperatura si alzi all’interno, poiché le dispersioni di calore aumentano i consumi.
Ed infine, anche una corretta e regolare manutenzione aiuta a risparmiare: non ci si troverà improvvisamente, infatti, con un apparecchio da riparare, e le prestazioni saranno sempre ottimali, sintomo di un deumidificatore “in piena forma”. Ogni due mesi, dunque, i filtri andranno rimossi e puliti, ed una volta all’anno sarà necessario far controllare la serpentina di refrigerazione ed il livello del gas refrigerante.
Il deumidificatore non raffredda né riscalda l’aria circostante. Poiché il suo unico obiettivo è quello di ridurre il tasso di umidità, non agisce direttamente sulla temperatura dell’ambiente, ma solo sulla temperatura percepita. A titolo esemplificativo, durante la stagione estiva, privare l’aria del vapore acqueo vuol dire renderla più secca, ragion per cui la percezione del caldo diminuisce e si ha la sensazione di stare più freschi.
Anche se spesso si tende ad accomunarli, il climatizzatore e il deumidificatore sono due apparecchi diversi. Vediamo perché.
Scopo primario del climatizzatore è quello di conservare un clima confortevole in un ambiente chiuso, come una camera o un ufficio, ad esempio. E detto scopo è connesso a tre fattori essenziali: la percentuale di umidità, la temperatura e la distribuzione dell’aria. Un apparecchio di questa tipologia, dunque, per essere efficiente, deve controllare l’umidità ambientale (deumidificando e umidificando), verificare la temperatura dell’ambiente (riscaldando o raffreddando), pulire l’aria tramite un sistema di filtraggio, e ottimizzarne la portata.
Il deumidificatore, invece, ha come unico obiettivo quello di eliminare l’umidità in eccesso in un ambiente chiuso. I fattori che incidono maggiormente sul benessere di un individuo all’interno di un ambiente sono la temperatura e la percentuale di umidità presente nell’aria. Un climatizzatore è in grado di regolare entrambe le cose, un deumidificatore invece no.
Quale dei due dispositivi, allora, scegliere? La risposta, strettamente personale, è legata al budget di cui si dispone: il climatizzatore, per motivazioni facilmente intuibili, richiede una spesa superiore. Ma non è solo il costo a fare la differenza tra climatizzatore e deumidificatore, perché gioca il suo ruolo anche l’impianto presente nella propria abitazione: a titolo esemplificativo, se non si è in possesso di un impianto di riscaldamento, e si sta valutando l’acquisto di un climatizzatore, il consiglio è quello di sceglierne uno che possieda anche le funzioni di deumidificatore ed umidificatore.
Una volta acquistato, il deumidificatore richiede un utilizzo corretto e una manutenzione costante. In merito al primo punto, forniamo alcuni suggerimenti che potranno tornare sicuramente utili.
Bisogna innanzitutto calcolare lo stato d’umidità, ossia l’apparecchio in esame deve essere scelto in relazione a quella che è la quadratura dell’ambiente da cui si intende prelevare l’umidità. L’apparecchio stesso, poi, perché funzioni in maniera adeguata, va tenuto lontano dalle pareti, in modo da impedire un assorbimento dell’acqua non uniforme, cioè solo su un lato.
Per ottenere i migliori risultati, poi, consentendo quindi al deumidificatore di prelevare il maggior quantitativo di umidità possibile esistente in un ambiente, è opportuno tenere l’ambiente stesso chiuso, specie in inverno. E ciò perché l’aria fredda proveniente dall’esterno ghiaccia la serpentina situata sul retro del dispositivo. Il deumidificatore, inoltre, una volta pieno, va svuotato, per evitare che il relè, in posizione di blocco, ostacoli un nuovo prelievo d’acqua.
Strettamente connessa ad un corretto utilizzo del deumidificatore è la manutenzione dello stesso, relativa a 3 parti principali del dispositivo: il serbatoio, i filtri, e la parte esterna.
Il serbatoio va svuotato ogni qual volta è pieno, in caso contrario il deumidificatore smette automaticamente di funzionare. Pulire il serbatoio non vuol dire solo svuotarlo, ma anche lavarlo, adoperando acqua tiepida e sapone, o, in caso di calcare, acqua ed aceto (un ottimo decalcificante naturale). Si sconsiglia comunque l’uso di sostanze aggressive e di spugne abrasive. In caso di un prolungato periodo di inutilizzo, è bene svuotare e pulire con cura l’apparecchio.
Il filtro va rimosso e sciacquato sotto l’acqua corrente, e prima di essere collocato nuovamente nell’apparecchio, deve essere ben asciutto. Se si desidera effettuare una pulizia in modo veloce, è possibile adoperare l’aspirapolvere.
La parte esterna del deumidificatore, infine, va pulita adoperando un panno asciutto o umido. Bisogna solo far attenzione a che l’acqua non si introduca all’interno delle diverse bocchette dell’apparecchio, perché, in tal caso, verrebbe compresso il funzionamento dell’ apparecchio stesso.
Nell’attesa che il deumidificatore faccia il suo ingresso in casa, è possibile adoperare piccoli rimedi per ridurre l’umidità di un ambiente.
Innanzitutto, per evitare un eccesso di vapore acqueo, è preferibile limitare la durata la doccia, e, in ogni caso, dopo averla utilizzata, si suggerisce di aprire le finestre, al fine di cacciar via l’umidità. Quando si cucina, il consiglio è quello di coprire le pentole con i coperchi, per impedire che l’umidità si diffonda in tutto l’ambiente. E sarebbe opportuno far asciugare il bucato all’esterno, ma se si ha l’abitudine di portarlo dentro casa, è bene aprire i balconi e/o le finestre una volta che lo stesso è asciutto.
Anche la ventilazione dell’ambiente è di primaria importanza, poiché un locale areato non adeguatamente – a causa di doppi vetri o dell’isolamento dell’edificio – è terreno fertile per l’umidità. Se invece la causa dell’umidità è da ascrivere ad un’infiltrazione d’acqua, è necessario risolvere il problema riparando immediatamente la parete, avvalendosi di un professionista se non si è in grado di procedere in maniera autonoma.
Provocata dalla presenza di acqua nel terreno, l’umidità di risalita, detta anche umidità capillare ascendente dal terreno, è una tra le più frequenti cause più frequenti di deterioramento delle murature. Ed è così chiamata perché risale dal basso verso l’alto, verificandosi infatti ai piani terreni o interrati: l’umidità presente nel sottosuolo può giungere alla base della muratura e, sfruttando il principio della capillarità, salire attraverso la parete.
Ciò accade perché l’impermeabilizzazione manca o è stata fatta male, oppure perché si sono verificati errori durante la fase di costruzione, o ancora perché sono stati adoperati materiali scadenti che hanno cominciato a cedere.
Vi sono delle caratteristiche particolari che consentono di distinguere l’umidità di risalita dalle altre forme di umidità:
- la macchia è omogenea e procede verso la parte alta del muro;
- il bordo della macchia è ben definito, e solitamente non supera un metro di altezza;
- la macchia persiste anche in presenza di differenti condizioni climatiche.
Chiarito il concetto dell’umidità di risalita, come farvi fronte? Esistono, in merito, diverse soluzioni, che illustriamo qui di seguito.
- Intervento meccanico. Operazione molto efficace, ma al contempo molto invasiva (che può comportare lesioni, cedimenti, o assestamenti della struttura), prevede l’inserimento di materiali all’interno del muro, al fine di bloccare la risalita dell’acqua.
- Intervento chimico. All’interno della parete viene realizzata una barriera chimica, cioè vengono introdotte delle resine che creano uno sbarramento ed impediscono il diffondersi dell’acqua. Intervento facile ad eseguirsi – grazie alle tecniche di ultima generazione – non comporta danneggiamenti alla struttura.
- Intervento elettrosmotico. La direzione del flusso d’acqua viene invertita tramite la corrente elettrica; benché incisivo, è un intervento che può richiedere tempi anche molto lunghi.
- Intonaco evaporante. Si tratta di intonaci macroporosi che, in virtù della loro velocità di evaporazione, assorbono in modo rapido l’acqua dalla parete, restituendola all’ambiente.
Sono, tutte, tecniche per le quali si suggerisce di avvalersi di tecnici specializzati, sia per quanto concerne la scelta della tecnologia più adatta, che per la sua applicazione.
La presenza di muffa sui muri, problema che interessa non solo le abitazioni di antica costruzione, ma anche quelle più recenti, oltre ad essere antiestetica, è fonte di potenziali effetti negativi sugli individui. Le cause sono ascrivibili principalmente ad un isolamento non ottimale e ad un eccessivo tasso di umidità nell’ambiente. Vediamo, dunque, come farvi fronte, considerando una serie di soluzioni naturali.
Uno dei rimedi più conosciuti contro le muffe che si formano sulle pareti di casa è quello costituito da una miscela di acqua e aceto di vino bianco. In una tazza di medie dimensioni piena d’acqua calda vanno aggiunti due cucchiai di aceto; detta miscela va poi adoperata sulla superficie da trattare con un panno pulito. Può essere utilizzato anche uno spazzolino bagnato con la soluzione per arrivare negli interstizi tra soffitto e parete. Una volta terminata l’operazione, è necessario attendere almeno un quarto d’ora prima di risciacquare e asciugare.
Un altro classico rimedio contro la muffa sui muri è l’utilizzo di detersivi addizionati con disinfettante, da applicare come in precedenza. Ma anche l’estratto di semi di pompelmo è un ottimo alleato nell’eliminazione di questi funghi: vanno versate18-20 gocce in un bicchiere d’acqua e poi la soluzione va applicata sulle macchie.
In caso di muffa più ostinata si può ricorrere all’azione intensiva della candeggina: è sufficiente metterne un po’ in uno spruzzino e nebulizzare il prodotto sulle muffe, quindi aspettare che il tutto si asciughi. Va da sé che l’operazione va effettuata con estrema cautela, dotandosi di guanti protettivi e mascherina, e coprendo con un telo di plastica le superfici sottostanti. In tal modo non si respirano i vapori irritanti e non si rischia di danneggiare i mobili posti nelle vicinanze. Lasciare le finestre aperte è d’obbligo, così come arieggiare la stanza per almeno un paio d’ore.
Si consiglia, tuttavia, di riservare questo trattamento alle cantine ed alle soffitte – a causa dell’acre odore di candeggina che comunque tende a rimanere nell’ambiente – adoperando per il resto della casa trattamenti “più delicati”, ma non per questo meno efficaci.
Si può acquistare, allo scopo, un buon additivo antimuffa, reperibile nei negozi di ferramenta e di bricolage. È sufficiente incorporare un po’ di additivo antimuffa nell’idropittura sintetica traspirante per interni in base alle dosi riportate sulla confezione, tinteggiare con un pennello la zona da sanificare, attendere che la parte si asciughi e ripassare una seconda mano. I risultati sono davvero ottimi, in quanto le macchie di muffa tendono a sfumarsi dopo pochi minuti, fino poi a scomparire del tutto.
Illustrati i rimedi contro la muffa, è opportuno sottolineare anche i giusti comportamenti da tenere per evitare che la stessa si riformi.
- Far aerare gli ambienti delle casa più volte al giorno, per almeno 5 minuti.
- Usare sempre idropitture traspiranti, aggiungendo lo specifico additivo antimuffa.
- Portare all’esterno i vapori prodotti in cucina, preferendo una cappa aspirante collegata alla canna fumaria.
- Evitare di asciugare il bucato sui termosifoni, così come tenere lo stendino in casa.
- Tenere la doccia pulita ed aprire le finestre subito dopo l’utilizzo.
- Posizionare alcune piante tropicali che si nutrono di umidità, come per esempio il tronchetto della felicità.
- Negli ambienti in cui la muffa ha attecchito in modo particolare, è utile collocare un deumidificatore a sali, da poter realizzare anche da soli, senza sopportare alcuna spesa.
Anche se spesso si tende a confonderli, l’umidificatore e il deumidificatore sono due apparecchi diversi.
Il deumidificatore è un elettrodomestico per la casa, fisso o mobile, che ha la funzione di togliere l’umidità in eccesso nell’ambiente in cui è collocato. Ridurre la presenza di umidità dall’aria è di importanza fondamentale per poter prevenire la comparsa di muffe, batteri, corrosioni e odori stantii. E – non da ultimo – per far fronte a quella sensazione di disagio fisico e respiratorio sovente lamentato.
L’umidificatore, invece, costituisce l’esatto contrario del deumidificatore, poiché serve ad arricchire l’aria di umidità, qualora questa fosse troppo secca. Situazione che si verifica in particolar modo durante la stagione invernale, nelle zone molto fredde, ove i termosifoni sono accesi tutta la giornata ed i balconi e le finestre chiusi per diverse ore. E, situazione, che può ripercuotersi negativamente sull’organismo, contribuendo a congestioni nasali, mal di gola e secchezza delle vie respiratorie.
Dispositivo in grado di emettere vapore acqueo, l’umidificatore può essere a vapore freddo oppure caldo. I primi riscaldano l’acqua racchiusa nel serbatoio fino a 100°C, per poi rilasciarla sotto forma di vapore acqueo; i secondi, invece, funzionano ad ultrasuoni, e nebulizzano l’acqua per effetto di vibrazioni ad altissima frequenza, sino a dare vita a particelle che si diffondono uniformemente.
Prima di procedere all’acquisto di un deumidificatore, è bene fare riferimento a determinati criteri, perché l’apparecchio stesso possa adempiere in modo corretto alle sue funzioni e possa soddisfare completamente le esigenze dell’utente. Detti criteri sono rappresentati dalla tipologia , dalla portata, dalla funzioni, dalla praticità, dalle dimensioni e dal design.
La tipologia è un fattore di fondamentale importanza poiché indica i risultati che è possibile ottenere da questo apparecchio, specie a livello della metratura dell’ambiente e della quantità di umidità da esso eliminata.
Si distinguono due grandi categorie principali: i deumidificatori elettrici e i deumidificatori non elettrici (o a sali): mentre i primi adoperano l’energia elettrica per poter funzionare, i secondi sono totalmente indipendenti da fonti energetiche.
Vantaggio indiscusso dei deumidificatori elettrici è la maggiore efficacia (dal momento che, sfruttando la corrente elettrica, possono, come è facilmente intuibile, fornire più prestazioni) così come la durata, potenzialmente infinita, il che rende l’acquisto di un apparecchio di questa tipologia un investimento a lungo termine.
Idonei per piccoli ambienti, i deumidificatori a sali consistono in scatole/recipienti aventi l’aspetto di un parallelepipedo o di un cubo, oppure in sacchetti/cuscinetti, contenenti all’interno composti salini sotto forma di sottile graniglia con alta superficie di contatto con l’aria. Soggetti a saturazione, i sali vanno sostituiti nel momento in cui non sono più in grado di assorbire acqua, mettendo così in evidenza la scarsa autonomia che li caratterizza, limitata a circa 2-3 mesi.
La portata indica un insieme di determinate caratteristiche che individuano e definiscono le prestazioni del deumidificatore una volta in azione: la capacità di deumidificazione posseduta dall’apparecchio in oggetto, la quadratura che può coprire in maniera efficace, e la sua potenza con i relativi consumi.
- Capacità di deumidificazione. La capacità di lavoro – espressa anche in termini di capacità di deumidificazione – è la caratteristica principale da valutare nel momento in cui si procede all’acquisto di un deumidificatore elettrico. Essa si estrinseca in termini di litri d’acqua estraibili nell’unità di tempo (ora o giorni): maggiore sarà questo valore, maggiore sarà la capacità dell’apparecchio di far fronte ad elevati tassi di umidità ambientale.
- Dimensione dell’ambiente per cui il deumidificatore è adatto. È un valore che misura l’ampiezza dell’ambiente su cui l’apparecchio può lavorare, eliminando l’umidità in modo efficace e percepibile. Dato espresso per lo più in metri quadrati – partendo dal presupposto orientativo che l’altezza dell’ambiente da deumidificare sia di circa 2,50m – è fortemente legato alla capacità di deumidificazione poc’anzi esaminata: più un deumidificatore è potente, infatti, maggiore sarà la metratura che esso è in grado di coprire. Di importanza fondamentale è un’esatta corrispondenza tra spazio da deumidificare e capacità di lavoro dell’apparecchio, in quanto garantisce il conseguimento degli obiettivi prefissati relativamente alla riduzione dell’umidità ambientale, e contiene i consumi entro i margini strettamente necessari.
- Potenza e consumi. Quello dei consumi è un altro fattore da tener presente ai fini della scelta di un deumidificatore, se si tiene presente che lo stesso viene utilizzato per cicli di funzionamento più o meno prolungati, rimanendo in casi estremi anche sempre attivo. Bisogna tuttavia precisare in merito che l’apparecchio in oggetto funziona in modo continuo solo nella prima fase di deumidificazione – per portare alla percentuale desiderata il livello di umidità – procedendo poi “a intermittenza”, nel senso che l’assorbimento energetico si verifica ad intervalli più o meno regolari. Per tal motivo il consumo complessivo del deumidificatore è legato alla reale sommatoria dei cicli di funzionamento effettivo, e non alla sua durata di servizio.
Le funzioni possedute dal deumidificatore perfezionano la scelta dell’utente: al riguardo vanno messe in evidenza, a titolo esemplificativo, quelle relative all’asciugatura della biancheria, o quelle relative alla ionizzazione dell’aria. Ed ancora, il dispositivo in esame può essere fornito del blocco della tastiera (in caso di presenza di bambini in casa), della possibilità di impostare differenti livelli di velocità di deumidificazione, dell’autospegnimento nel momento in cui la tanica interna per la raccolta dell’acqua si riempie al massimo.
Nella scelta di un deumidificatore gioca un ruolo di primo piano anche il fattore praticità, fattore relativo alla manutenzione, alla rumorosità, alla tipologia di scarico, al timer programmabile. Ma anche le dimensioni e il design – apparentemente fattori di importanza marginale – assumono un ruolo decisivo al momento della scelta dell’apparecchio, perché consentono di orientarsi verso un modello piuttosto che verso un altro, effettuando un acquisto ponderato e soprattutto giusto, rapportato a quelle che sono le proprie esigenze. Altezza, larghezza e peso, così come la presenza di appositi ganci – qualora si opti per un deumidificatore da fissare alla parete – sono gli elementi a cui fare riferimento, senza trascurare lo stile, coerente con l’arredamento della propria casa, tenendo presente che il deumidificatore è solitamente collocato nel salone o in cucina, o ancora in ufficio, dunque in ambienti visibili.
Perché si goda di buona salute, è necessario regolare i parametri relativi al grado di umidità ed alla temperatura esistenti all’interno della propria abitazione: a tale scopo bisogna considerare il rapporto intercorrente tra umidità e temperatura, ossia la cosiddetta “temperatura percepita”, diversa da quella reale misurabile con un termometro.
In che modo questi parametri incidono sulla vita di un individuo? Fermo restando che ogni età e stato di salute è un discorso “a sé stante”, si può dire che, generalmente, un’elevata percentuale di umidità (oltre l’80%) crea problemi al proprio organismo sia in caso di caldo che in caso di freddo, facendo percepire una temperatura troppo alta, di caldo afoso, nel primo caso, sopra i 24,8°C, e di freddo umido nel secondo caso, sotto i 2,2°C.
Al contrario, se l’umidità scende sotto il 20%, quindi se è troppo bassa, l’aria diventa troppo asciutta e può provocare problemi quali secchezza alle mucose ed alle vie respiratorie, rischi di infiammazione, difficoltà respiratorie.
Alla luce di queste considerazioni, la percentuale ideale di umidità deve essere sempre compresa tra il 40% ed il 65%, a seconda dell’età e dello stato di salute di ogni individuo, oltre che della temperatura.
Una casa può essere deumidificata adoperando il deumidificatore può adatto alle proprie esigenze, che andrà scelto in base a ben specifici parametri valutativi (per i quali si rimanda alla FAQ di riferimento). Mettendo un momento da parte i deumidificatori non elettrici – o a sali – idonei solo per piccoli ambienti, evidenziamo qui la giusta collocazione del deumidificatore, una volta che questo ha fatto il suo ingresso in casa.
Generalmente l’apparecchio (ci si riferisce a quello portatile) va collocato nella parte centrale del luogo che si intende deumidificare, e quindi, il salotto, ad esempio, ma anche la camera da letto, qualora sia necessario migliorare la respirazione, o ancora la cantina, per prevenire la formazione di muffe. Se si ha l’abitudine di stendere in casa la biancheria bagnata, il deumidificatore andrà posizionato nell’ambiente in cui si trova detta biancheria, che si asciugherà in tempi più brevi.
È possibile deumidificare la casa anche senza un deumidificatore, utilizzando strumenti ed ingredienti di uso comunissimo. In merito rimandiamo alla FAQ “Il locale dove voglio usare il deumidificatore non ha la corrente, esiste una soluzione?”
Cantine e ripostigli sono luoghi adibiti generalmente a conservare tutti quegli oggetti che la propria abitazione, per motivazioni di spazio, non è in grado di accogliere. Strutturalmente, però, detti ambienti sono maggiormente esposti a vari tipi di muffe e batteri causati da un’eccessiva umidità.
Questo problema può essere risolto adoperando un deumidificatore; per la cantina, in particolare, uno di piccole dimensioni non è adatto, non essendo in grado di far fronte alla quantità di umidità presente in un seminterrato. Va scelto, invece, un modello di deumidificatore di medie dimensioni – che può contenere dai 46 ai 60 litri di umidità – oppure un modello di grandi dimensioni – che può contenere fino a 75 litri di umidità – laddove nella cantina si riscontrassero vere e proprie pozzanghere sul pavimento
Prima di acquistare un deumidificatore per la propria cantina, è di primaria importanza controllare il livello del rumore, specie se la cantina viene utilizzata anche come zona living. Detto rumore è misurato in decibel, e generalmente questi parametri sono compresi tra 55 e 67: più basso è il numero, meno rumoroso sarà di conseguenza l’apparecchio. Bisogna poi controllare che l’apparecchio stesso sia fornito di connessioni flessibili: un collegamento del tubo può risultare difatti utile se si possiede uno scarico diretto, dove è possibile liberare la condensa. L’ideale per un ambiente con una quadratura di circa 20 metri cubi, è un deumidificatore che riesca a raccogliere almeno 7 litri di acqua al giorno.
Di forma rettangolare e di misure standard (40×40 centimetri con un’altezza di 50), il predetto deumidificatore è fornito di una vaschetta sul lato posteriore, di analoga forma e dotata di un galleggiante, che blocca il funzionamento dell’apparecchio una volta pieno, onde impedire la fuoriuscita di acqua in caso di eccesso di umidità.
Per comprendere meglio i tre concetti, è necessario innanzitutto chiarire il concetto di umidità in generale, espressione della quantità di vapore acqueo presente nell’aria. Ora, per misurare questo valore, esistono due metodi distinti: l’umidità assoluta e l’umidità relativa.
L’umidità assoluta – espressa in g/m3 – indica la quantità totale di umidità, riferendo in dettaglio e “in modo assoluto”, appunto, la quantità di grammi di vapore acqueo presenti in un metro cubo d’aria. Il valore massimo di umidità assoluta (umidità massima) è raggiunta in corrispondenza della condizione di saturazione, oltre cui la frazione in eccesso di vapore acqueo muta stato fisico, trasformandosi in acqua liquida (condensazione) o solida (brinamento), e quindi si sottrae dal computo quantitativo dell’umidità totale.
L’umidità assoluta è un valore difficilmente misurabile, ragion per cui, per indicare la quantità di umidità, si preferisce fare riferimento all’umidità relativa. Quest’ultima misura la quantità d’acqua nell’aria in forma di vapore, comparandola alla quantità massima d’acqua che può essere contenuta ad una data temperatura.
La relazione tra temperatura, umidità assoluta ed umidità relativa descrive una curva che permette di ricavare uno dei parametri conoscendo gli altri due. Per calcolare l’umidità relativa, si applica la triplice relazione, che, espressa in proporzione, sta a significare che l’umidità relativa sta a 100 (%), come l’umidità assoluta sta all’umidità massima.
Generata dalla presenza di acqua nel terreno, l’umidità di risalita, detta anche umidità capillare ascendente dal terreno, è una tra le più frequenti cause più frequenti di deterioramento delle murature. Ed è così chiamata perché risale dal basso verso l’alto, verificandosi infatti ai piani terreni o interrati: l’umidità presente nel sottosuolo può giungere alla base della muratura e, sfruttando il principio della capillarità, salire attraverso la parete. Per i dettagli rimandiamo alla FAQ di riferimento.
La presenza di muffa sulle pareti, gli intonachi screpolati, le classiche goccioline sui vetri, ed anche quel senso di disagio fisico e respiratorio spesso lamentato, sono tutti chiari segnali di un’eccessiva umidità. Asma, infezioni alle vie respiratorie, tosse, respiro affannoso, sindrome da stanchezza cronica, sono, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, i principali rischi di un’eccessiva umidità. Un’umidità che va eliminata, anche e soprattutto in considerazione del fatto che i primi a essere colpiti da questa variabile ambientale sono i bambini, che ancora non hanno un sistema immunitario completamente sviluppato.
La temperatura è una grandezza fisica che indica lo stato termico di un corpo o di un sistema. Ma cosa si intende per temperatura reale e per temperatura percepita? Per comprendere questa differenza, bisogna partire dalla considerazione che un elevato tasso di umidità fa percepire al corpo umano una temperatura superiore a quella reale: ciò in quanto una maggiore quantità di vapore acqueo nell’aria riduce l’evaporazione dell’acqua contenuta nel sudore, processo fondamentale per il regolamento termico del corpo.
Fatta questa premessa, la temperatura reale è quella effettiva dell’aria, cioè quella registrata dal termometro, da valutare per la raccolta di dati o per scopi informativi. La temperatura percepita, invece, indica quella sensazione di caldo o di freddo avvertita da un soggetto, e dipendente da fattori ambientali, quali il vento, rilevato con l’anemometro, e l’umidità, misurata con l’igrometro. È proprio dalla combinazione di detti fattori, che si ricava appunto il disagio con cui gli individui reagiscono al tempo.
Per rendersi conto della misura in cui il tasso di umidità influisce sulla propria percezione del calore, sono state realizzate apposite tabelle che misurano le reazioni del corpo umano (benessere, malessere, grave malessere) al variare dell’umidità. Una temperatura di 30°C, ad esempio, è sopportabile con un’umidità dell’aria inferiore al 30%, mentre diventa invece pesante con un’umidità intorno al 40%; è seccante con valori al di sopra del 50%, e addirittura pericolosa quando, sempre con 30°C di temperatura, l’umidità supera il 70%.